lunedì 20 luglio 2015

Come la ruota

In questi giorni la cosa più bella a cui sto pensando è l'atto di riprogettare. 
Quindi non "progettare", che significa partire da zero pensando a qualcosa di nuovo, ma proprio ri-progettare, cioè investire in qualcosa che esiste già, magari vecchio, malconcio o semplicemente non più adatto, per tirarne fuori qualcosa di bellissimo, racchiuso nello stesso involucro di prima.

Proprio come si riprogetta la camera dove si è cresciuti fin da piccoli, togliendo la carta da parati con le mongolfiere per tinteggiare i muri con colori da grande o come si decide di cambiare scrivania e mettere un tavolo spazioso per i propri progetti universitari o si tolgono le foto delle elementari per appendere quelle dell'ultimo viaggio vicino alla cartina della città dell'Erasmus che si è appena concluso, così si può fare la stessa cosa con se stessi. 

E lo si riesce a fare nel migliore dei modi proprio in quei momenti di transizione dove la vita è fresca, giovane, carica di energia, ma allo stesso tempo incerta e poco spianata, dove si fa fatica a trovare il lavoro giusto o semplicemente avere le idee chiare sembra non essere un'ovvietà. 
E' in questi momenti di pensieri, ragionamenti e interrogativi che la mente fa i giri più meravigliosi, scovando le migliori abilità di ognuno e mettendo alla prova la propria capacità di reinventarsi e resistere con positività alle prove più dure.

Io ci sono dentro fino al collo in questa fase, ci sguazzo notte e giorno e dal canto mio non potrei essere più entusiasta e curiosa.
Dopo essere stata sei intensissimi mesi a New York, la mia vita si è schiantata su quella che è la realtà di chi finisce il proprio percorso universitario, una realtà fatta di giorni di attesa, sogni ad occhi aperti, viaggi mentali infiniti e irrealizzabili, piena di forse e di chissà. 
E' dura all'inizio rendersi conto che non si è più dei ragazzini, che il sentiero ben definito che la scuola ti traccia sotto i piedi è giunto al termine e che adesso bisogna crearsi un cammino da soli.

Tante incertezze e tante difficoltà, soprattutto per capire chi sei, dove vai, cosa vuoi.
I bei tempi in cui i desideri si scrivevano solo nella letterina per Babbo Natale sono passati purtroppo. 
Ora bisogna prima individuarli nella testa, ed è già un miracolo riconoscere quelli autentici da quelli fake, poi metterli a fuoco ed infine, come se non bastasse lo sforzo finora fatto, fare di tutto per realizzarli. Facile a dirsi, assai divertente e ilare a farsi.

Io sono all'inizio di questo infinito percorso, ancora nella fase del "chi sei", che una volta definita sono sicura porterà con facilità a tutto il resto. 
Il più grande errore sarebbe illudersi di poter trovare il "cosa vuoi" senza sapere nemmeno con chi si ha a che fare 24 ore al giorno. 
Poco costruttivo direi.

Nel mentre mi sto rimboccando le maniche e invece di rimpiangere una vita spensierata a Manhattan sui rooftop di chissà quale meraviglioso palazzo, ho iniziato senza frenesia a ricostruirmi pian piano per prepararmi a quello che sarà il mio futuro da adulta.
E devo dire che la sensazione è magnifica. 

Faccio yoga, arrampico, viaggio e medito su me stessa. 
Con la tranquillità e la bellezza di vedere il tempo che passa e la vita che cambia, come la ruota delle preghiere nepalese appesa al mio muro, che gira leggera, se la tocco, e non si ferma. 

Posso guardare indietro, senza poterci ritornare, o avanti. As you prefer. 
Io in questo momento faccio girare la mia ruota e scommetto sulla mia vita. Vediamo come va :)


Nessun commento:

Posta un commento